Logica iletica

Le culture del "realismo segnico", basate su un fondamento rivelativo integrale, sono caratterizzate dalla salda convinzione della identità generale di apparire e di essere. Alla luce di questa credenza il linguaggio e gli enti di riferimento (realismo nominale), la percezione e la cosa percepita (realismo empirico), il sogno e il contenuto del sogno (realismo onirico), il concetto e il contenuto del concetto (realismo concettuale) vengono senz'altro identificati, azzerando, per così dire, gli uni negli altri. Ed è davvero singolare l'aver ignorato il fatto che, senza questa cieca fiducia nella realtà concreta elargita da qualsivoglia configurazione segnica non sarebbe possibile e non sarebbe comprensibile - per ragioni d'essenza - rivelazione alcuna.

L'identità che si instaura tra l'universo dei segni e quello degli enti è di indole iletica, cioè si basa sul principio logico di assumere senz'altro come identico vero e proprio l'analogo (la somiglianza di relazioni, di proprietà o di funzioni), l'omologo (la somiglianza di forme) e, persino, il semplice contiguo nello spazio o nel tempo. Solo così, ad esempio, l'immagine di un bisonte graffita sulla parete di una caverna può, dunque, essere il bisonte in carne ed ossa, in essa incarnato, e non solo, come è per il pensiero occidentale, la sua vuota e autonoma immagine rappresentativa.

Si tratta, insomma, di una, apparentemente assurda e contraddittoria, identità eteroreferenziale e non autoreferenziale, come lo è quella noetica (a=a), di matrice parmenidea, che non è possibile e comprensibile senza il distacco preventivo della noesis dalla hyle. È, questo, l'evento antropologico fondamentale che giace al fondo delle origini stesse dell'Occidente, quello della rottura dell'unità intenzionale dell'originario vissuto mitico-rituale (realistico) e della successiva "disincarnazione del pensiero" che, per la fenomenologia, significa contestualmente la de-iletizzazione della noesis, la sua autonomia nei confronti della hyle - ridotta a "materia" - e, quindi, l'avvento di una inaudita coscienza autoreferenziale, centrata progressivamente in un soggetto (l'ego).

 

 


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