Mito-Rito

Il sistema mitico-rituale è costituito dalla rivelazione dei legòmena e dei dròmena, fa tutt'uno con essi. Ossia, è rivelazione il mito, è rivelazione pragmatica il rito: questi si autofondano, non è l'uomo che conferisce loro senso. L'uomo rileva il fatto di essere impotente e di non essere titolare di esistenza e di senso, e l'una e l'altro gli vengono dati dal mito e dal rito. L'universo mitico-rituale è fenomenologicamente individuabile dalla presenza di vissuti impersonali che, attivamente assunti, svolgono ruoli e funzioni determinanti e necessari nei saperi e nelle prassi delle culture corrispondenti (culture del Realismo Segnico).

Sinteticamente, mito e rito sono strutture di vissuti potenti. Per la loro importanza e significatività, i vissuti potenti hanno il carattere della ripetizione. Sono sempre significanti, e come tali vengono mantenuti in vita per ragioni di esistenza e di senso, per il fatto che essi sono sostanzialmente titolari di senso ed esistenza — in quanto rivelazione mitica — ed elargiscono — in quanto rivelazione rituale — l'uno e l'altra all'uomo e al mondo che non li hanno. Ciò che è proprio della potenza è appunto l'autonomia della titolarità — cosa di cui l'uomo è privo — e il dare, elargire l'esistenza e il senso dell'esistenza nei dròmena, oppure spontaneamente, quando il Sacro si manifesta e va incontro all'uomo, non indotto liturgicamente. Contrariamente alla nostra idea di Sacro legata ad una relativa autonomia dell'uomo, non è mai l'uomo che va verso il Sacro: è il Sacro che viene all'uomo.

 


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