Coscienza impersonale

La cultura occidentale egemone si fonda, eminentemente, sulla postura proiettiva di una coscienza personale, centrata in se stessa, ritenendo necessario ed ovvio — di fronte all'inadeguatezza essenziale dei fenomeni — che per conoscere il mondo e per agire su di esso, l'uomo debba proiettare sui dati d'esperienza "vuote" strutture di senso (logiche e matematiche), escogitate come modelli relazionali e come possibili progetti ingegneristici, trasformando così i dati in oggettività cognitive e operative.
La coscienza impersonale, invece, è una modalità peculiare di aver coscienza che, a differenza della coscienza personale, diretta e riflettente per autoreferenzialità — impostasi saldamente in Occidente a partire soprattutto dalla modernità — si costituisce e si fonda solo per una via indiretta e mediata, come "di rimbalzo", cioè tramite l'acquisizione dei molti e vari modi intenzionali (cognizioni, sentimenti, volizioni, valutazioni, ecc.) che si mostrano sempre indissolubilmente sedimentati nelle varie realtà che rivelativamente si danno. Sono queste, con il loro manifestarsi, ad elargire alla coscienza impersonale non solo il senso del mondo, ma anche il senso di se medesima.

Termini quali "coscienza impersonale", o "coscienza senza l'ego", non intendono alludere ad una noesis priva di autocoscienza. Coscienza ed io non sono sinonimi in tutte le culture. In generale, l'aver coscienza implica la coscienza del mondo e la coscienza del sé, l'eterocoscienza e l'autocoscienza. L'autocoscienza può configurarsi, a causa di differenze culturali, come diretta o come indiretta. Quella diretta — di matrice culturale occidentale — è l'autocoscienza noetica, cioè autoriflessiva, quella indiretta — tipica delle culture a fondamento mitico-rituale — è l'autocoscienza iletica, non autoreferenziale. In questo caso la coscienza acquisisce coscienza di sé solo tramite la hyle, che agli indigeni di queste culture sembra elargire non solo l'esistenza del mondo, ma anche quella stessa del sé.
La coscienza impersonale, dunque, è tale perché è iletizzata. Nel vissuto originario tutto è iletizzato: la noesi è iletizzata. Caratteristico di una noesi iletizzata è appunto il fatto che non può mai tornare su sé stessa e personalizzarsi, in modo autoreferenziale. Essendo iletizzata, funziona secondo una logica anch'essa iletizzata, che ignora, ad esempio, il principio di identità puramente noetico, vuoto, parmenideo, che struttura il pensiero occidentale.

Coscienza e soggetto (io), dunque, non sono necessariamente sinonimi. Tecnicamente, la coscienza personale si identifica in un polo egologico, il soggetto, il quale intenzionando una hyle intesa come "materia" pone e coglie un noema oggettivo (astratto o empirico che sia). La coscienza impersonale, invece, in quanto noesi non egocentrata e non autoreferenziale, intenziona una hyle non intesa come materia, ponendo e cogliendo un noema hyletico.

 

 

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