Fenomeno

Il significato etimologico di «fenomeno» rinvia alla sua radice e matrice greca, phàinomai, cioè, mostrarsi. In generale, con questo termine la fenomenologia classica si riferisce a ciò che residua da un’epoché del mondo «ingenuamente» e «ovviamente» inteso come «naturale», ovvero, il «fenomeno» della fenomenologia husserliana è il frutto della correlazione soggetto/oggetto. Dunque, i «fenomeni», come esplicativamente sottolineava Edith Stein, costituiscono l’ambito dei vissuti «puri» con tutto quanto vi appartiene e vi si manifesta e il metodo scientifico di fedele descrizione di essi viene indicato, appunto, come «fenomenologia».

Al di là della necessaria, sebbene scarna precisazione dell’accezione tecnica del termine «fenomeno», che rinvia alle radici del significato della scienza fenomenologica, occorre sottolineare pure i risultati di analisi effettuate dalla fenomenologia radicale relative al senso strutturale della manifestazione «fenomenica», proprio come correlatum tra soggetto ed oggetto.
Il mondo delle manifestazioni esperienziali è un mondo di fenomeni contrassegnati perennemente da inadeguatezza, laddove, generalmente, l’apparire non coincide con l’essere e sembra restare enigmatico se ciò che appare appartenga realmente al soggetto conoscente, oppure all’oggetto che vi è posto di fronte. Tale divaricazione ha segnato la nascita del mondo greco-occidentale che ha da sempre tentato di ridurre e di colmare l’inadeguatezza fenomenica, senza mai riuscirci esaustivamente, attraverso un Logos puramente relazionale, strutturato secondo una modalità intenzionale di base che regge le strutture spazio-temporali e logiche dell’Occidente: si tratta di un invariante che permane sempre identico a se stesso ed un piano di variazioni ad esso soggiacente, nonché congruente. È da qui che pare avere inizio una delle dicotomie più significative e caratterizzanti la storia del pensiero d’Occidente, vale a dire quella contrapposizione tra soggetto e oggetto che proprio la fenomenologia classica pone come tema gnoseologico per eccellenza, senza però riuscire ad indagarne fino in fondo le radici. Da qui, ancora, si genera quella opposizione filosofica tra «interno» ed «esterno», ovvero tra «immanenza» e «trascendenza», alla base della genesi stessa della fenomenologia husserliana, che, com’è noto, mette a punto una siffatta analitica nel tentativo di superare il baratro tra coscienza e mondo. Il fenomeno si dà ad una coscienza personale, egocentrata e obiettivante, che getta di fronte (objectum) a sé un dato esperienziale, fenomenico e oggettivo.

 

 


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