Derivato

Con tale aggettivazione Husserl si riferisce alle oggettività costituite, che, a suo avviso, avendo smarrito le intenzionalità costituenti, rischiano di affondare in una crisi senza ritorno. Per Husserl, il recupero delle intenzionalità originarie, generatrici delle oggettività più elevate, può servire a fondarle. E’ il caso della geometria, che, a parere di Husserl, è l’esempio di una scienza «derivata» dall’agrimensura, sua pratica «originaria». A suo avviso, la «regressione» all’originario può avvenire in un campo fenomenologico d’analisi trascendentalmente fondato per poter indagare sulla validità di qualsivoglia oggettività «derivata» su cui s’intenda effettuare un siffatto lavoro di Rückfrage.

Nella fenomenologia radicale, il termine «derivato» è riferito alle trasformazioni del vissuto, rinvenibili a partire dai dati emergenti all’interno del vissuto «originario». Gli elementi costitutivi di esso sono il precipitato di un’epoché radicale, cioè di una sospensione dell’assolutezza della struttura polare invarianza/piano di variazioni, da cui si originano pure il soggetto e l’oggetto. Dunque, l’originario di una siffatta fenomenologia radicale non dà per scontata la presenza di un Ego nella coscienza, bensì ne indaga la genesi, eludendo il pericolo proiettivo proprio di ogni «ovvietà» presupposta che induce a confondere ciò che è «derivato» con l’«originario», sebbene quello fenomenologico sia sempre relativo al senso e non all’esistenza.

 

 

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